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"Nessi sintattici sconvolti ma geniali illuminazioni, sintesi violente che spesso solo chi lo conosce o è anche abituato al linguaggio della musica può interpretare a fondo, il tutto sostenuto da una lingua parlata, una gergalità di bolognese e di musicista spesso solo frutto dei nessi logici strampalati delle cosmogonie villottiane. Il tutto si legge e si lascia leggere bene, anche da chi non è musicista né di Bologna; si lascia leggere perché è uno spaccato intenso di vita e di condizioni umane, vita di rockeri e di orchestre in una curiosa e un po' falsa ma appassionata bohème, scritto in maniera strana ma abile e per niente alleggerita e consenziente, inutile o tirata via. Le esperienze al limite dell'incredibile di un artista 'universalmente' conosciuto e amato per la sua simpatia, genialità e originalità". (Dalla prefazione di Francesco Guccini)